I diverticoli sono un’anomalia anatomica delle pareti dell’intestino piuttosto diffusa, soprattutto con l’avanzare dell’età. Se non si infiammano, non danno disturbi e non richiedono alcun trattamento. Scopriamo insieme perché si formano e come evitare possibili complicanze.

Cosa sono i diverticoli

I diverticoli sono piccole estroflessioni di forma simile a quella di una sacca o di una tasca che si formano lungo la superficie della parete intestinale. In termini medici sono indicati con l’espressione “evaginazioni mucose sacciformi”, in quanto si formano nella mucosa e sottomucosa dell’intestino: in presenza di un difetto nello strato muscolare della parete intestinale, porzioni più o meno piccole degli strati più interni fuoriescono, creando piccole estroflessioni della mucosa, di forma simile a quella di un palloncino.

I diverticoli possono essere presenti lungo tutto l’intestino, ma sono più frequenti nell’intestino crasso, in particolare nel tratto finale del colon, detto sigma, subito prima del retto. È piuttosto raro che si formino nello stomaco, mentre possono comparire nel duodeno e nell’intestino tenue. I diverticoli possono avere dimensioni variabili (il loro diametro può variare da pochi millimetri a qualche centimetro) ed essere più o meno numerosi. Inoltre, possono formarsi a qualunque età e, anche se raramente, possono essere presenti fin dalla nascita (in questo caso si parla di diverticoli congeniti). La probabilità di svilupparli cresce però rapidamente con l’avanzare dell’età, tanto che circa il 75 per cento delle persone al di sopra dei 70 anni presenta diverticoli. Le donne hanno un rischio maggiore (circa il doppio) di sviluppare diverticoli rispetto agli uomini.

Come già accennato, la comparsa di questa anomalia in persone molto giovani è un’evenienza rara, ma in potenziale crescita per via del peggioramento complessivo delle abitudini alimentari. Inoltre, se i diverticoli si sviluppano in giovane età è più alto il rischio di complicanze. Tuttavia, nella grande maggioranza delle persone i diverticoli non comportano sintomi e non provocano disturbi, se non, in alcuni casi, crampi e gonfiore addominale occasionali.

Perché si formano

Il termine diverticolosi indica la presenza, spesso asintomatica, di diverticoli lungo la parete intestinale. Questa condizione generalmente viene scoperta casualmente, a seguito di esami radiologici o di indagini strumentali, come l’endoscopia gastrointestinale, effettuati per altri motivi.

Le cause della diverticolosi sono sconosciute. Sono noti, però, alcuni fattori di rischio che possono favorire la formazione dei diverticoli:

  • l’età
  • il sesso femminile
  • le abitudini alimentari scorrette
  • lo stile di vita sedentario
  • il sovrappeso e l’obesità
  • il fumo
  • l’assunzione di farmaci antinfiammatori non steroidei (FANS), oppioidi o corticosteroidi.

Per quanto riguarda in particolare il possibile ruolo di cibi e stitichezza nella formazione dei diverticoli, un’ipotesi piuttosto accreditata, anche se non del tutto provata, indica che il consumo di una dieta povera di fibre, che è strettamente correlata a problemi di transito intestinale, può favorire la diverticolosi: le feci che rimangono troppo a lungo nell’intestino e lo sforzo necessario per l’evacuazione in presenza di stipsi possono provocare un aumento della pressione sulla parete intestinale, che può portare alla formazione dei diverticoli.

Il legame tra diverticoli e fibre è sostenuto dall’osservazione della maggiore diffusione della diverticolosi nei Paesi occidentali, nei quali l’alimentazione è caratterizzata da uno scarso apporto di questi nutrienti, rispetto ai Paesi africani e asiatici, nei quali è tipica una dieta ricca di fibre.

Quando i diverticoli si infiammano: la diverticolite

Come detto, nella maggior parte delle persone la presenza di diverticoli nel colon non provoca disturbi intestinali o altri sintomi. In una limitata percentuale di casi, che varia tra il 10 e il 20 per cento, però, il ristagno delle feci e dei residui digestivi nei diverticoli può favorire la proliferazione di batteri, provocando l’infiammazione della sacca e, talvolta, anche l’infezione: si parla allora di diverticolite.

I sintomi più caratteristici della diverticolite sono:

  • dolore addominale intenso, costante e localizzato prevalentemente nella parte inferiore sinistra dell’addome
  • crampi addominali
  • febbre
  • gonfiore addominale, con presenza eccessiva di gas e aria nella cavità addominale
  • flatulenza e meteorismo
  • alterazione dell’alvo, con alternanza di episodi di stipsi e di diarrea
  • talvolta nausea e vomito.

Questi sintomi, in particolare i dolori addominali improvvisi e forti, sono comuni anche ad altri disturbi intestinali e, in generale, ad altre malattie a carico degli organi del tratto digerente, come per esempio la sindrome del colon irritabile (o sindrome dell’intestino irritabile). Per questo motivo è importante rivolgersi al medico per una diagnosi certa di diverticolite, che richiede prima di tutto la valutazione della storia clinica, dei sintomi e l’esame fisico con la palpazione dell’addome. Se è già nota la presenza di diverticoli, questi esami sono sufficienti, altrimenti possono essere necessarie ulteriori indagini per accertare o escludere la presenza di diverticolite, come per esempio:

  • l’ecografia addominale
  • la TC (tomografia computerizzata) dell’addome e della pelvi, utile per escludere la presenza di altre patologie, ma anche per valutare la gravità dell’infiammazione
  • la risonanza magnetica, in sostituzione della TC quando consigliato, per esempio nelle donne in gravidanza
  • la colonscopia virtuale, o colon-TC, un esame non invasivo che sfrutta le immagini ottenute con particolari tecniche di TC per ricostruire in 3 dimensioni l’interno del colon.

Questi esami forniscono indicazioni utili alla diagnosi e possono essere effettuati anche nel corso di un attacco acuto di diverticolite.
Quando invece l’episodio acuto si è risolto, il medico può ricorrere alla colonscopia tradizionale o al clisma opaco, una procedura medica che consiste in un esame radiologico del colon per evidenziare lesioni o anomalie attraverso uno o due mezzi di contrasto (clisma opaco a doppio contrasto), inseriti nell’intestino attraverso il canale anale tramite clistere. Se trascurata, la diverticolite può comportare diverse complicazioni: la più comune è la formazione di ascessi e fistole (canali anomali che collegano tra loro due organi). In questo caso i batteri presenti nel diverticolo, insieme al contenuto dell’intestino, raggiungono la vescica e provocano infezioni delle vie urinarie.

Altre complicazioni della diverticolite, fortunatamente meno frequenti, sono la peritonite e la stenosi diverticolare, un restringimento del lume intestinale che può causare a sua volta un’occlusione intestinale. Inoltre, a causa dell’infiammazione i diverticoli possono sanguinare. Il sanguinamento diverticolare non è un evento frequente nelle persone che presentano diverticoli, mentre il rischio aumenta se questi si infiammano (diverticolite). Nella maggior parte dei casi il sanguinamento si risolve spontaneamente, ma quando è molto abbondante si parla di emorragia diverticolare: in questo caso può comparire sangue nelle feci.

Come curare la diverticolosi: quali cibi assumere, quali evitare

Nel caso della diverticolosi, salute e alimentazione vanno a braccetto. Per cercare di evitare l’infiammazione dei diverticoli, e quindi i disturbi e le possibili complicazioni che ne conseguono, è importante mantenere regolare l’attività intestinale seguendo una dieta bilanciata, con il giusto apporto di fibre. Le fibre, infatti, assorbono l’acqua e contribuiscono a mantenere le feci morbide, favorendo la motilità e facilitando il transito intestinale.

È importante quindi seguire una dieta ricca di frutta e verdura, legumi, cibi contenenti semi e cereali integrali. È bene invece evitare, o comunque limitare il più possibile, il consumo di alimenti che contengono sostanze irritanti, come i cibi piccanti, le bevande gassate e alcoliche, il tè e il caffè; dovrebbe essere ridotto anche il consumo di carne rossa e di cibi molto grassi.

È utile anche controllare il peso corporeo, e dedicare almeno 30 minuti al giorno all’attività fisica: l’esercizio, anche a intensità moderata, aiuta a mantenere un buon tono muscolare dell’addome e migliora la motilità intestinale. Solo nei rari casi di comparsa di dolori addominali, su indicazione del medico, è possibile affiancare alla dieta una terapia con farmaci antidolorifici.

I trattamenti per la diverticolite

In caso sia nota la presenza di diverticoli, il medico consiglierà una dieta povera o ricca di fibre in base al loro stato di infiammazione. In caso di diverticolite, infatti, è consigliabile ridurne il consumo, in quanto le fibre potrebbero accumularsi nei diverticoli, favorendo la proliferazione dei batteri e peggiorando l’infiammazione.

Durante l’episodio acuto, di solito il medico prescrive una dieta liquida fino a che i sintomi non migliorano, seguita dalla graduale introduzione degli alimenti, a partire da quelli a basso apporto di fibre. Se sospetta una sovra-infezione batterica, il medico prescriverà una terapia antibiotica, mentre se i dolori addominali sono particolarmente intensi possono essere prescritti farmaci antispastici.

Nella maggior parte dei casi i sintomi si attenuano in pochi giorni; se il dolore addominale e gli altri disturbi persistono invece più a lungo, può essere necessario il ricovero per la somministrazione di antibiotici e liquidi per via endovenosa, mantenendo il paziente a digiuno. Anche in questo caso, comunque, in genere sono sufficienti alcuni giorni di terapia per osservare il miglioramento dei sintomi. Soltanto in una bassa percentuale di casi (per esempio in seguito alla comparsa di fistole o peritonite) è necessario ricorrere all’intervento chirurgico.

Fonti