Spesso chiamata impropriamente influenza intestinale, la gastroenterite virale è un disturbo gastrointestinale piuttosto comune. Ecco in cosa consiste e quali sono i consigli su come affrontarla per tornare rapidamente in salute.

Mal di pancia, scariche di diarrea, senso di malessere, nausea, magari anche qualche linea di febbre sono alcuni dei sintomi tipici di una gastroenterite, ovvero di un’infezione che colpisce l’intestino. Rappresenta uno tra i disturbi gastrointestinali più comuni, che può colpire a tutte le età, ma che risulta particolarmente frequente nei bambini. Peraltro, i bimbi molto piccoli, insieme agli anziani e a chi ha un sistema immunitario già indebolito, sono più esposti al rischio di complicanze.

La gastroenterite può essere imputabile a diversi agenti patogeni, batteri, virus o parassiti. Qui di seguito ci concentriamo in particolare sulla gastroenterite di origine virale, molto spesso definita influenza intestinale. Il termine è però improprio, cioè non è corretto dal punto di vista medico, perché il virus responsabile dell’influenza non rientra tra quelli che possono scatenare questo disturbo.

Vediamo nel dettaglio di cosa si tratta, dalle cause ai sintomi fino alle strategie di cura da adottare durante la fase acuta per favorire la guarigione e recuperare rapidamente salute e benessere.

Virus intestinale: che cos’è la gastroenterite virale

Una gastroenterite virale è un’infezione che si sviluppa a livello intestinale per l’azione di virus. Tra gli agenti virali che possono esserne responsabili, i più comuni sono:

  • i norovirus, della famiglia dei calicivirus, ritenuti la causa più comune di epidemie di gastroenterite (non a caso sono noti anche come virus di Norwalk dal nome della cittadina americana che è stata il centro, nel 1968, di un’epidemia di gastroenterite)
  • i rotavirus, ritenuti la causa più comune di gastroenteriti virali fra i neonati e i bambini sotto i 5 anni.

Altre cause virali di gastroenterite includono adenovirus, sapovirus e astrovirus. Ogni virus intestinale ha una stagione in cui è più attivo: rotavirus e norovirus, nel nostro emisfero, sono particolarmente attivi nella stagione autunnale e invernale, tra ottobre e aprile. Forse è proprio perché le gastroenteriti virali sono più frequenti nello stesso periodo in cui è diffusa l’influenza, che si parla spesso di influenza intestinale: ma, lo ripetiamo, il virus influenzale non causa infezioni gastrointestinali.

I virus responsabili di gastroenteriti possono diffondersi molto facilmente: la trasmissione può avvenire attraverso il contatto delle mani (che vengono poi portate alla bocca) con piccole particelle di feci o vomito di un soggetto infetto o con superfici e oggetti (per esempio asciugamani, stoviglie, posate, bicchieri o giocattoli) contaminati, oppure indirettamente tramite l’ingestione di acqua o cibo infetti.

Proprio per questo, la prevenzione si attua soprattutto seguendo alcune basilari norme igieniche, come:

  • lavarsi spesso le mani con il sapone, in particolare dopo che si è usata la toilette (o si è cambiato il pannolino di un bambino) e prima di maneggiare i cibi o di mangiare
  • evitare di condividere asciugamani, posate, stoviglie con altre persone
  • prestare attenzione alla preparazione e alla conservazione dei cibi, anche nella propria cucina e a maggior ragione fuori casa
  • soprattutto se ci si trova in Paesi dalle condizioni igieniche precarie, evitare di consumare alimenti crudi o poco cotti e di bere acqua che non proviene da bottiglie sigillate.

È bene ricordare che, oltre alle misure igieniche, un importante strumento preventivo è il vaccino: protegge i bambini da infezioni causate dal rotavirus ed è fortemente raccomandato nei primi mesi di vita.

Una volta che il virus è entrato nell’organismo, dopo un tempo di incubazione (cioè il tempo che passa tra il contagio e la comparsa della sintomatologia) che può variare a seconda del tipo di agente virale (circa 12-48 ore nel caso del norovirus, 2 giorni nel caso del rotavirus, da 3 a 10 giorni per l’adenovirus, da 4 a 5 per l’astrovirus), compaiono i sintomi tipici, che comprendono:

  • scariche di diarrea acquosa (tre o più evacuazioni al giorno), in genere senza tracce di sangue
  • dolore addominale o crampi addominali
  • nausea
  • vomito
  • a volte febbre, di solito non elevata.

Occasionalmente possono comparire anche brividi o sudorazione, dolori muscolari, mal di stomaco e mal di testa.

Nella maggior parte dei casi una gastroenterite virale non è pericolosa e si risolve da sola, avendo cura di reintegrare i liquidi persi in conseguenza della diarrea e del vomito. La complicanza principale di una gastroenterite virale, infatti, è la disidratazione, cioè una grave perdita di acqua e sali minerali essenziali all’organismo per funzionare al meglio: senza adeguato trattamento, la disidratazione può comportare seri danni per l’organismo e, nei casi più gravi, può risultare fatale.

Se a livello generale è raccomandato consultare il medico, questo diventa necessario se la sintomatologia coinvolge bambini piccoli, anziani o persone, anche adulti, con le difese immunitarie compromesse da altre malattie o condizioni, perché si tratta di categorie più a rischio di complicanze.

Vale la pena ricordare, inoltre, che, secondo alcuni studi, infezioni intestinali, anche di origine virale, contratte durante la prima infanzia, sembrano svolgere un ruolo nello sviluppo di alcune patologie del sistema digerente, come la celiachia.

Gastroenterite virale: quanto dura

La gastroenterite virale si manifesta in forma acuta, cioè compare all’improvviso e ha una durata limitata nel tempo: nella maggior parte dei casi si risolve nell’arco di pochi giorni, in genere non più di 7-10.

Oltre ai casi già citati, quindi, è bene rivolgersi al medico se i sintomi non migliorano entro pochi giorni, o anzi peggiorano; ad esempio, se non si riesce a trattenere alcun liquido e cominciano a manifestarsi sintomi di disidratazione che comprendono:

  • sete eccessiva;
  • bocca secca;
  • nei neonati e bimbi piccoli, pianto senza lacrime;
  • poca o assente urina (nei piccoli, pannolini asciutti per oltre tre ore);
  • urina di colore molto scuro;
  • debolezza, vertigini o stordimento (nei piccoli, sonnolenza e letargia);
  • occhi e guance infossati;
  • diminuzione del turgore della pelle (se la cute viene pizzicata e rilasciata, non torna immediatamente alla normalità).

Solitamente una persona con gastroenterite è contagiosa a partire dalla manifestazione dei sintomi e fino a 48 ore dopo la loro scomparsa.

Gastroenterite virale: i cibi consigliati

Come abbiamo già ricordato, diventa fondamentale, in caso di gastroenterite virale, prevenire la disidratazione, sopperendo alla perdita di liquidi derivante da diarrea e vomito.

Allo scopo è opportuno in particolare bere frequentemente, ma a piccoli sorsi per non favorire la comparsa di conati di vomito. Per garantire la reidratazione dell’organismo, oltre all’acqua possono esseri utili tisane, brodi, bevande sportive senza caffeina, spremute e centrifugati di frutta e verdure. In farmacia sono inoltre disponibili diverse tipologie di soluzione reidratante orale (in genere sono preparati in polvere da sciogliere in acqua), che forniscono oltre ai liquidi anche i sali minerali necessari. Nei bimbi allattati, al seno o artificialmente, si può generalmente continuare l’alimentazione abituale.

Sul fronte strettamente dietetico, quando si ha la gastroenterite virale si può inizialmente perdere l’appetito. Se può essere utile lasciare a riposo lo stomaco per qualche ora dopo un episodio di vomito o in caso di nausea, appena torna la voglia di mangiare si può riprendere la propria alimentazione abituale, prediligendo, almeno all’inizio, cibi come riso, pasta, pane, cracker, pollo e pesce, frutta e verdure (in particolare patate, banane e carote).

Può essere utile, inoltre, assumere integratori di probiotici (fermenti lattici) e prebiotici che aiutano a migliorare l’equilibrio della flora batterica e a combattere la diarrea.

Gastroenterite virale: i cibi da evitare

In caso di gastroenterite virale non viene generalmente prescritta una specifica dieta ristretta, ma ci sono cibi che, in alcune persone, possono contribuire a peggiorare sintomi come la diarrea e che quindi è consigliabile evitare per alcuni giorni, per esempio:

  • bevande a base di caffeina (caffè, tè e alcune bevande analcoliche)
  • cibi e bevande contenenti grandi quantità di zuccheri semplici (per esempio dolciumi, bevande zuccherate e alcuni succhi di frutta)
  • latte e latticini che contengono lattosio
  • cibi grassi, fritti, troppo conditi
  • alimenti molto ricchi di fibre.