In anatomia, il duodeno corrisponde al primo tratto dell’intestino tenue. È una porzione molto piccola, lunga soltanto tra i 20 e i 25 cm, pari a circa il 5% della lunghezza totale dell’intestino tenue. Il suo nome deriva da latino duodecim, che significa 12, proprio perché la sua lunghezza è in media di 12 pollici.

Pur essendo il più piccolo dei tratti dell’intestino tenue, che è composto nella sua totalità da duodeno, digiuno e ileo, ha un’importante funzione digestiva, in quanto al suo interno i nutrienti vengono processati in modo da essere assorbiti dai vasi sanguigni della parete intestinale, e arrivare così al resto dell’organismo attraverso il flusso sanguigno.

Come è fatto

Il duodeno è caratterizzato da una forma simile a un ferro di cavallo. Si trova sotto lo stomaco, al quale è collegato attraverso il piloro, la valvola formata da un anello di muscoli che consente il transito del materiale parzialmente digerito (il chimo) tra i due organi e ne impedisce la risalita nello stomaco.

Il duodeno entra in contatto con la testa del pancreas, da cui riceve attraverso il dotto pancreatico alcuni enzimi necessari per la digestione, in particolare la lipasi, che consente la scissione dei grassi in molecole più piccole, che possono essere assorbite nel circolo sanguigno. Nel duodeno si riversano anche la bile prodotta dal fegato e dalla cistifellea, attraverso un canale chiamato coledoco o dotto biliare comune.

Il duodeno può essere suddiviso in quattro segmenti:

  • segmento superiore o prima parte, chiamato anche bulbo duodenale; lungo la sua parete posteriore passano l’arteria gastroduodenale e la vena porta
  • segmento discendente o seconda parte
  • segmento orizzontale o terza parte
  • segmento ascendente o quarta parte, il tratto finale che si estende verso l’alto che si collega al digiuno.

Le pareti del duodeno, similmente a quelle del resto dell’intestino, sono composte da quattro strati. Di seguito vengono descritti dal più interno al più esterno:

  • la mucosa, composta da ghiandole mucose e piccoli villi che hanno la funzione di aumentare la superficie di assorbimento intestinale
  • la sottomucosa, composta principalmente da tessuto connettivo, riccamente irrorato da vasi sanguigni e innervato. Questo strato contiene anche le ghiandole di Brunner, specializzate nella produzione del muco con alte concentrazioni ioni bicarbonato, che facilita lo scorrimento del cibo attraverso il duodeno e ne neutralizza la componente acida
  • la muscolare, responsabile della peristalsi, cioè delle contrazioni e dei movimenti che permettono il rimescolamento del chimo con i succhi digestivi e il suo scorrimento verso il digiuno
  • la sierosa, lo strato più superficiale dell’organo, liscia e sempre umida, che protegge il duodeno dall’attrito con gli altri organi.

Le funzioni del duodeno

La funzione principale dell’intestino tenue, e quindi del duodeno, è quella di facilitare la scomposizione dei nutrienti introdotti con l’alimentazione e necessari al corpo, in modo che possano essere assorbiti e utilizzati dalle cellule. Ma non solo: il duodeno partecipa infatti anche ad altri processi importanti per il benessere dell’organismo.

Funzione digestiva

La digestione coinvolge enzimi, acidi e altre sostanze chimiche. Nel duodeno avviene la maggior parte dei processi di disgregazione di carboidrati, proteine e lipidi.

Il cibo ingerito attraverso l’esofago arriva nello stomaco, dove si mescola con i succhi gastrici, secreti dalla mucosa gastrica, composti principalmente da acqua, acido cloridrico, enzimi digestivi, sali e muco. Dopo questa prima lavorazione, il cibo semidigerito, chiamato chimo, passa lentamente nel duodeno attraverso la valvola del piloro, che ne rilascia piccole quantità alla volta.

Come già accennato, nel duodeno le ghiandole di Brunner producono un muco ricco di ioni bicarbonato per neutralizzare la componente acida del chimo, in modo da proteggere le mucose del duodeno dall’aggressione dell’acido cloridrico e da creare un ambiente con pH favorevole all’azione degli enzimi digestivi presenti nell’intestino tenue. Nel duodeno, infatti, si riversano la secrezione pancreatica e la bile, che arriva dal fegato e dalla cistifellea. Tali succhi digestivi si rimescolano accuratamente e a lungo con il chimo, proseguendo il processo di digestione chimica degli alimenti iniziato nella bocca, con gli enzimi presenti nella saliva, e nello stomaco.

Il rimescolamento di chimo e succhi digestivi all’interno del duodeno avviene grazie alle contrazioni della parete intestinale, la cosiddetta peristalsi: questo movimento, oltre a permettere la miscelazione completa del chimo, ha l’effetto di far procedere il chimo attraverso il lume del duodeno, fino a farlo arrivare nel tratto digiunale. Inoltre, le contrazioni peristaltiche causano il continuo e frequente contatto di questa soluzione con le pareti intestinali, favorendo così l’inizio del processo di assorbimento delle sostanze nutritive da parte dell’organismo.

Il chimo che arriva nel duodeno è semi-solido. Nei vari passaggi, grazie all’apporto di acqua, bile, enzimi e muco, cambia consistenza e si fluidifica fino a diventare liquido. Una volta che le sostanze nutritive sono state assorbite lungo il tenue, il materiale residuo si sposta verso l’intestino crasso (composto da cieco, colon e retto), dove continua il processo di assorbimento e si formano le feci, ovvero il materiale di scarto della digestione che, una volta arrivato nell’ultimo tratto dell’intestino (il retto), viene espulso attraverso lo sfintere anale.

Produzione di ormoni

Oltre a enzimi, succhi intestinali e bile, anche alcuni ormoni svolgono un ruolo nella digestione. Tra questi, il duodeno secerne:

  • la secretina, che viene rilasciata per tenere sotto controllo il pH del duodeno. Questo ormone stimola infatti il pancreas a produrre secrezioni diluite e con alte concentrazioni di bicarbonato, in grado di neutralizzare l’acidità del chimo proveniente dallo stomaco. La regolazione del pH è necessaria, infatti, per permettere l’azione degli enzimi digestivi su amidi e grassi
  • la colecistochinina, che viene rilasciata per migliorare la digestione e l’assorbimento dei nutrienti. Infatti, rallenta il passaggio del chimo dallo stomaco al duodeno e regola lo svuotamento della cistifellea e la secrezione di enzimi dal pancreas.

Funzione immunitaria

Un’altra importante funzione del duodeno è il supporto al sistema immunitario. Il duodeno, grazie ai microrganismi che popolano la sua mucosa (la cosiddetta flora o microbiota intestinale), ostacola la proliferazione di agenti patogeni. A questo scopo, le cellule dell’intestino tenue producono anche molecole con azione antimicrobica, come le defensine e il lisozima.

Disturbi comuni del duodeno

Le malattie a carico del duodeno sono una fonte frequente di disagio a livello addominale per molte persone, che possono sperimentare dolore e/o bruciore all’addome, difficoltà di digestione, sensazione di gonfiore dopo aver mangiato anche piccole quantità di cibo, nausea, vomito ecc. A danneggiare il duodeno o alterarne la funzionalità possono essere per esempio infezioni batteriche e virali, come quella causata dal batterio H. pylori, l’assunzione prolungata di farmaci antinfiammatori non steroidei (FANS) o la celiachia (che nei soggetti predisposti provoca un’infiammazione cronica della mucosa del duodeno in risposta all’ingestione di glutine). Inoltre, anche l’eccessivo consumo di alcol e il fumo possono rappresentare un rischio per la salute del duodeno.

Le diverse patologie duodenali possono causare disturbi molto simili tra loro e non sempre è possibile ottenere una diagnosi basandosi solo sui sintomi descritti dal paziente. In altri casi, i disturbi del duodeno non danno alcun sintomo e vengono diagnosticati in seguito a visite o procedure mediche effettuate per cause diverse. È importante, quindi, in caso di necessità, evitare la cura fai-da-te e rivolgersi a medici specialisti in gastroenterologia per ottenere una diagnosi e, di conseguenza, la prescrizione di una terapia appropriata.

Sono molti gli strumenti diagnostici utili per valutare le condizioni del duodeno di un paziente. Tra questi l’esame del sangue o delle feci, l’urea breath test, che rileva la presenza del batterio H. pylori, l’endoscopia del tratto digestivo superiore, che consente di verificare la presenza di ulcere, sanguinamenti o infiammazioni e di effettuare una biopsia per prelevare e analizzare cellule del tessuto duodenale. In base al risultato degli esami diagnostici, il medico valuterà il tipo di intervento terapeutico necessario.

Fonti

  • Collins J, Nguyen A, Badireddy M. Anatomy, abdomen and pelvis, small intestine. StatPearls. NIH. National Library of Medicine. https://www.ncbi.nlm.nih.gov/books/NBK459366/
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  • Anjuna Reghunath, Kavirajan Kabilan and Mahesh K. Mittal. Exploring the neglected segment of the intestine: the duodenum and its pathologies.Pol J Radiol. 2020; 85: e230–e244. doi: 10.5114/pjr.2020.95477
  • Daniel R. Owen, BSc, MD; David A. Owen, MB. Celiac Disease and Other Causes of Duodenitis Arch Pathol Lab Med (2018) 142 (1): 35–43. doi.org/10.5858/arpa.2016-0608-RA