Peristalsi intestinale: cos’è e qual è la sua funzione
Quando si parla di peristalsi ci si riferisce a un complesso meccanismo di contrazione che coinvolge più organi del corpo umano, in particolare quelli dell’apparato digerente, a livello del quale ha lo scopo di accompagnare la progressione del cibo dall’esofago allo stomaco (dove viene “aggredito” dai succhi gastrici) e all’intestino tenue (dove si completa la digestione e avviene gran parte dell’assorbimento delle sostanze nutritive) fino all’intestino crasso (dove prende forma il materiale fecale).
La peristalsi avviene in modo ritmico, con velocità diversa in relazione alla presenza di alimenti nello stomaco o allo stato di digiuno e alla quantità e tipologia di materiale contenuto nel tratto gastrointestinale. Inoltre, la peristalsi può essere influenzata da:
- stress, attraverso il sistema nervoso autonomo simpatico e parasimpatico
- ormoni (come la serotonina)
- infiammazione acuta o cronica
- stile di vita e attività fisica
- composizione della flora batterica intestinale e sue eventuali alterazioni (disbiosi o infezioni intestinali).
Variazioni della velocità di contrazione delle onde peristaltiche possono determinare alterazioni del transito intestinale e disturbi di vario tipo: stitichezza o diarrea, gonfiore e dolore addominale, meteorismo, flatulenza, malassorbimento ecc. Vediamo perché e come evitarli.
Il meccanismo della peristalsi
La peristalsi è un fenomeno continuo, che si propaga come un’onda lungo il tratto gastrointestinale, diventando via via più intensa mentre ci si allontana dalla bocca, per diventare massima a livello dell’intestino tenue e tornare ad attenuarsi nel colon.
L’onda peristaltica inizia subito dopo la deglutizione, nella porzione superiore dell’esofago, prevede la contrazione dei muscoli “a monte” del bolo alimentare e il rilassamento di quelli “a valle”, fino al cardias, lo sfintere che separa l’esofago dallo stomaco e impedisce al cibo e ai succhi gastrici di risalire nell’esofago durante la prima fase della digestione.
Nello stomaco, l’onda peristaltica prosegue con la fase di distensione necessaria per accogliere il cibo nella porzione superiore, cui seguono contrazioni più lente e prolungate che fanno scendere gli alimenti in fase di disgregazione verso la parte bassa dello stomaco.
Al confine tra stomaco e intestino, l’onda peristaltica incontra un altro “ostacolo”, costituito dal piloro, la valvola che separa stomaco e duodeno, ma riprende più intensa subito dopo averlo superato. A livello dell’intestino tenue, i movimenti peristaltici diretti nel senso della lunghezza del tubo digerente si sommano a contrazioni circolari concentriche, che favoriscono il rimescolamento dei cibi in fase di digestione, per permettere agli enzimi digestivi di raggiungere tutte le molecole da scindere presenti al loro interno e alla mucosa intestinale di assorbire le sostanze nutritive in modo più efficiente.
La regolazione della velocità di contrazione delle onde peristaltiche a livello della parete intestinale è cruciale:
- se è troppo rapida, i nutrienti e l’acqua contenuta nei cibi non hanno il tempo di essere assorbiti in modo ottimale;
- se la velocità è troppo bassa, invece, la permanenza prolungata del cibo nell’intestino tenue può indurre fermentazione e produzione di gas e la proliferazione di batteri patogeni.
In questi casi possono manifestarsi sintomi come crampi, gonfiore e dolore addominale, meteorismo, diarrea o stitichezza e fenomeni di malassorbimento.
Alla fine dell’intestino tenue, l’onda peristaltica incontra lo sfintere ileocecale, che apre e chiude la strada verso l’intestino crasso. In questo tratto, la peristalsi prosegue, con onde più lente, accompagnate da altri tipi di movimento del colon, che hanno lo scopo di rimescolare, compattare le feci e determinarne lo spostamento verso il retto.
A livello dello sfintere rettale, l’onda peristaltica che arriva dal tratto intestinale precedente si combina con l’azione della muscolatura intestinale volontaria (ossia controllata in modo cosciente) per frenare o consentire l’espulsione delle feci, dietro opportuno stimolo. La defecazione è un atto che coinvolge, oltre ai muscoli della parete intestinale, anche il diaframma e i muscoli addominali che, contraendosi in modo simultaneo e coordinato, generano una pressione sufficiente per espellere le feci.
Problemi intestinali legati a difetti di peristalsi
I disturbi correlati a problemi di peristalsi intestinale sono molti e possono colpire sia gli adulti sia i bambini.
Tra le patologie più comuni favorite da una ridotta peristalsi e dal conseguente rallentato transito intestinale c’è la stipsi, caratterizzata da difficoltà nell’espletamento della funzione intestinale.
La stitichezza può avere molte cause che vanno analizzate e corrette per ridurre il disagio associato (sensazione di pienezza e gonfiore addominale, inappetenza, crampi, meteorismo ecc.) sia per evitare che la costipazione protratta e la difficoltà nell’espellere feci dure e compatte possano dar luogo a problemi ulteriori. Tra le principali complicanze della stipsi ricordiamo:
- l’ostruzione intestinale
- la formazione di diverticoli (piccole introflessioni a “sacchetto” della parete intestinale) che si possono infiammare (diverticolite). Se l’infiammazione si estende al peritoneo, si può andare incontro a una peritonite
- la comparsa di emorroidi.
Se non contrastata in modo rapido ed efficace, l’ostruzione intestinale dovuta alla stitichezza può trasformarsi in una vera e propria occlusione intestinale, a causa della formazione di fecalomi. Si tratta di masse di feci particolarmente dure, compatte e difficili da espellere mediante evacuazione. Inoltre, la massa fecale dura causa contrazioni spasmodiche dello sfintere anale, che possono essere dolorose.
In questi casi, è bene richiedere il parere del medico curante. La prima cosa da fare è quella di ammorbidire il materiale fecale che ostruisce il retto (mediante clisteri e supposte) oppure rimuoverlo per frantumazione manuale. Se questi rimedi non sono efficaci, può essere necessario ricorrere all’intervento chirurgico.
In alcuni casi, l’insorgenza di stitichezza o di un’alternanza di stipsi e diarrea può essere legata alla formazione di calcoli biliari, che impediscono agli acidi biliari prodotti dal fegato di raggiungere il primo tratto dell’intestino tenue (duodeno) e di supportare il corretto assorbimento dei grassi assunti con la dieta. In questi casi, oltre ai problemi intestinali, si possono manifestare anche dolore acuto pulsante nella parte destra o al centro dell’addome (circa a metà altezza, in corrispondenza del fegato o subito sotto lo sterno), dolore alla parte destra della schiena o al braccio destro, inappetenza, nausea e vomito.
Patologie che possono indurre secondariamente disturbi della peristalsi sono invece:
- le malattie infiammatorie croniche intestinali, come colite ulcerosa e morbo di Crohn, caratterizzate da infiammazione cronica
- sindrome dell’intestino irritabile (IBS), caratterizzata da alterazioni del transito intestinale (stipsi e/o diarrea), favorite sia da stati di ansia/stress sia da fattori enterici, comprese infezioni e squilibri del microbiota intestinale.
Come supportare la motilità intestinale
In presenza di disturbi della motilità intestinale, è fondamentale sottoporsi a una visita medica ed eventualmente approfondire il quadro clinico, con esami di laboratorio (sul sangue e sulle feci) e strumentali (radiografia, colonscopia ecc.) per raggiungere una diagnosi precisa.
Una volta concluso l’iter diagnostico, in base al parere del medico curante o dello specialista in gastroenterologia potranno essere proposti ai pazienti trattamenti di vario tipo, come per esempio la somministrazione di farmaci specifici. In presenza di infezioni intestinali da batteri patogeni, il medico può prescrivere una terapia antibiotica, mentre in caso di stipsi acuta ostinata il medico può consigliare l’assunzione di lassativi, per esempio quelli che contengono sostanze quali lattulosio e/o polietilenglicole, che agiscono richiamando acqua nell’intestino, ammorbidiscono le feci e ne favoriscono l’eliminazione.
Inoltre, in caso di stitichezza, possono essere utili integratori a base di psillio, crusca e altre fibre che accelerano il transito intestinale e normalizzano la consistenza delle feci.
Per tutelare la salute dell’intestino e favorire una corretta motilità intestinale, si possono seguire alcuni consigli di prevenzione, basati su alimentazione e stile di vita sano.
In particolare, può essere utile:
- inserire nella dieta almeno 5 porzioni di frutta e verdura al giorno, per assumere fibre idrosolubili che facilitano il transito intestinale
- consumare cereali integrali
- preferire le proteine e i grassi vegetali, rispetto a quelli animali (più lenti da digerire)
- se necessario, assumere supplementi di fibre vegetali
- assumere integratori a base di probiotici, per esempio lattobacilli o bifidobatteri, e/o fibre prebiotiche, come i frutto-oligosaccaridi (FOS) o l’inulina, che contribuiscono a supportare l’equilibrio della flora batterica intestinale
- bere almeno 1,5-2 litri di acqua o altri liquidi al giorno, per ammorbidire il materiale fecale e facilitarne il transito intestinale, nonché per prevenire la disidratazione in caso di episodi di diarrea
- ridurre il consumo di sale, cibi piccanti, cioccolato, alcolici, bevande che irritano l’intestino
- mantenere orari dei pasti regolari, evitando sia il digiuno sia gli eccessi
- in caso di diarrea, assumere integratori alimentari a base di vitamine e sali minerali per compensare il malassorbimento e probiotici per riequilibrare il microbiota intestinale
- camminare per almeno 30 minuti al giorno (soprattutto dopo i pasti) e praticare sport con regolarità
- dormire a sufficienza e mantenere ritmi di vita regolari, contrastando ansia e stress (per esempio, con meditazione, yoga, psicoterapia o altre tecniche di rilassamento)
- non rimandare lo stimolo all’evacuazione quando si presenta.
Fonti
- Tobias A, Sadiq NM. Physiology, Gastrointestinal Nervous Control. Treasure Island (FL): StatPearls Publishing; 2022 Jan
- Greenwood-Van Meerveld B, Johnson AC, Grundy D. Gastrointestinal Physiology and Function. Handb Exp Pharmacol. 2017;239:1-16.