La diarrea, acuta o cronica, è uno dei disturbi intestinali più diffusi a livello globale e può interessare persone di ogni età per innumerevoli ragioni.

Nel bambino, all’origine delle forme acute di dissenteria c’è soprattutto la gastroenterite occasionale causata dall’infezione da parte di batteri e virus (compresa la cosiddetta “influenza intestinale”) o da parassiti intestinali, mentre tra gli adulti una forma frequente di diarrea acuta è rappresentata dalla “diarrea del viaggiatore”, anch’essa dovuta al contatto con microrganismi patogeni in seguito al consumo di acqua o cibo contaminati, che si manifesta generalmente in occasione di un viaggio in aree tropicali o, comunque, in contesti caratterizzati da bassi standard igienici o con difficile accesso all’acqua potabile.

Esistono, poi, innumerevoli forme di diarrea cronica o ricorrente che possono interessare neonati, bambini, adulti e anziani dovute a sindromi da malassorbimento, allergie o intolleranze alimentari, sindrome dell’intestino irritabile (IBS, Irritable Bowel Syndrome), malattie infiammatorie croniche intestinali (IBD, Inflammatory Bowel Disease), nonché forme di diarrea di durata variabile che compaiono come effetto collaterale di alcuni farmaci.

In quest’ultimo gruppo rientra la diarrea acuta da antibiotici (detta anche “diarrea antibiotico-correlata”), una forma di dissenteria che si manifesta in circa un terzo delle persone che assumono una terapia antibiotica per bocca.

Le caratteristiche della diarrea da antibiotici

Gli antibiotici sono tra i farmaci maggiormente utilizzati in tutto il mondo da decenni e sono strumenti assolutamente preziosi per la tutela della salute poiché permettono di prevenire e contrastare in modo efficace gran parte delle infezioni batteriche, che il sistema immunitario farebbe fatica a debellare senza un supporto esterno e che, spesso, risultavano letali in epoca pre-antibiotica.

Dopo l’introduzione della penicillina negli anni ’40 del Novecento (primo antibiotico scoperto dal medico inglese Alexander Fleming nel 1928), il numero e le tipologie di antibiotici disponibili si sono moltiplicate, differenziandosi in principi attivi ad “ampio spettro” (ossia in grado di uccidere molti batteri diversi contemporaneamente) o più selettivi nel contrastare particolari tipologie di microrganismi patogeni, attraverso vari meccanismi d’azione.

Oggi, gli antibiotici possono essere prescritti dal medico per il trattamento e, talvolta, per la prevenzione di infezioni batteriche delle vie respiratorie (naso, gola, bronchi, polmoni ecc.), delle vie urinarie (dopo aver verificato la presenza di batteri nelle urine), della pelle, della bocca, della lingua e dei denti, del sangue, nonché infezioni gastrointestinali causate dall’Helicobacter pylori (batterio all’origine dell’ulcera gastrica) o da germi introdotti nell’intestino attraverso l’alimentazione, come Salmonella, Campylobacter, Shigella, Escherichia coli (E. coli), Clostridium difficile (oggi chiamato Clostridioides difficile, C. difficile), Staphylococcus aureus (S. aureus), Listeria ecc.

Purtroppo, come tutti i farmaci, gli antibiotici hanno un certo numero di effetti collaterali e, soprattutto quelli assunti per bocca, possono avere un impatto negativo sull’apparato digerente, anche quando i periodi di somministrazione sono brevi e la terapia antibiotica viene assunta correttamente, come prescritto dal medico o dal pediatra.

La diarrea da antibiotici può insorgere durante la terapia oppure nel periodo successivo (generalmente, entro 8 settimane dal termine del trattamento), manifestandosi con una riduzione dell’assorbimento e un aumento della motilità intestinale e del transito che porta a sperimentare tre o più scariche al giorno di feci molli o materiale fecale acquoso per diversi giorni (in media, da 1-2 a 7 giorni, sia negli adulti sia nei bambini).

In una minoranza di pazienti, la diarrea da antibiotici può essere accompagnata dallo sviluppo di colite, ovvero dall’infiammazione della mucosa intestinale a livello del colon, e associarsi a dolore addominale e febbre.

Una forma particolare di colite è la colite pseudomembranosa, causata dall’infezione da C. difficile, un batterio la cui proliferazione è favorita dall’esposizione del microbiota intestinale a una terapia antibiotica. Questa complicanza è dovuta soprattutto ad alcuni ceppi del batterio in grado di produrre tossine (tossina A e B) capaci di aggredire la mucosa intestinale. Un altro batterio in grado di causare colite post-trattamento antibiotico è la Klebsiella oxytoca.

La probabilità di sviluppare diarrea da antibiotici varia in funzione del tipo di antibiotico utilizzato, dell’età, del sesso e delle condizioni di salute generale della persona che lo assume, nonché dal contesto in cui viene somministrato il trattamento. In particolare, è stato osservato che il rischio di sperimentare disturbi intestinali più o meno gravi durante la terapia antibiotica o dopo la sua conclusione è maggiore se:

  • si impiegano antibiotici ad ampio spettro (in particolare, quelli diretti contro batteri anaerobi, che non hanno bisogno di ossigeno per sopravvivere) e/o che vengono maggiormente escreti nell’intestino insieme agli acidi biliari o poco assorbiti dal colon
  • la somministrazione dell’antibiotico è protratta a lungo o ripetuta ciclicamente
  • l’età del paziente è inferiore a 6 anni (in particolare, inferiore a 2 anni) o superiore a 65 anni
  • il paziente è di sesso femminile
  • il paziente è immunodepresso
  • la persona trattata presenta malattie intestinali acute o croniche di base
  • sono già stati sperimentati episodi di diarrea da antibiotici in occasione di trattamenti precedenti
  • la terapia antibiotica per bocca è somministrata durante un ricovero ospedaliero.

Oltre alla diarrea acuta, nelle persone predisposte, un trattamento con antibiotici può facilitare l’insorgenza di sindrome dell’intestino irritabile (IBS), soprattutto nella variante caratterizzata da diarrea cronica o ricorrente, anche alternata a periodi di stipsi. In questi casi, i disturbi intestinali si manifestano principalmente nei periodi di stress, a causa dell’influenza che il sistema nervoso centrale ha sull’equilibrio del microbiota, sull’assorbimento e sulla motilità intestinale.

Come gestire la diarrea da antibiotici

Ove possibile, quando compare una diarrea da antibiotici, la prima cosa che il medico o il pediatra prendono in considerazione è l’interruzione della terapia antibiotica in corso e la sua eventuale sostituzione con un farmaco antibatterico alternativo, comunque in grado di offrire al paziente una certa protezione dall’infezione, ma caratterizzato da un impatto meno negativo sull’intestino.

Se all’origine dei disturbi intestinali vengono riconosciuti batteri patogeni specifici, il medico può decidere di avviare un trattamento antibiotico mirato per eliminarli.

In tutti i casi di diarrea, è fondamentale prevenire la disidratazione dovuta alla notevole quantità di liquidi persi con il materiale fecale. Per farlo, è generalmente sufficiente bere almeno 2,5 litri di acqua, brodi, tisane, succhi di frutta o centrifughe di frutta e verdura, suddividendoli in piccole dosi durante tutta la giornata. Nel caso dei bambini e degli anziani, che tendono a bere meno e a essere più sensibili agli effetti dannosi della disidratazione, il medico può consigliare l’assunzione di soluzioni reidratanti da assumere per bocca, contenenti sali minerali e zuccheri in concentrazione calibrata.

Se ad avere scariche diarroiche profuse o ripetute molte volte al giorno, specie se accompagnate anche da nausea e vomito, sono neonati o anziani fragili è bene contattare subito il medico o il pediatra per avere consigli precisi su come comportarsi oppure rivolgersi direttamente al Pronto soccorso dove, se necessario, potrà essere avviata una reidratazione per via endovenosa.

In caso di diarrea intensa, possono essere prescritti dal medico anche farmaci antidiarroici come la loperamide, il difenossilato o il bismuto subsalicilato, che aiutano a ridurre il numero delle scariche. Questi rimedi devono essere usati con cautela e soltanto su consiglio medico perché potrebbero rallentare il ripristino dell’equilibrio della flora batterica intestinale, interferire con l’assorbimento o l’azione di altri farmaci assunti contemporaneamente e causare effetti collaterali, come crampi addominali, stipsi, mal di stomaco, nausea e vomito.

Sul fronte dell’alimentazione, in presenza di diarrea acuta (da antibiotici o infezione batterica o virale), non è necessario seguire una dieta particolare, né sforzarsi di mangiare se non si ha appetito.

Per favorire la riduzione del numero delle scariche e permettere all’organismo di assorbire una sufficiente quantità di sostanze nutrienti, sono consigliati cibi ricchi di amidi e cereali bolliti (come patate, pasta, riso, grano e avena), con aggiunta di una ragionevole quantità di sale (soprattutto in caso di diarrea acquosa). Anche crackers salati, banane, zuppe e verdure bollite, nonché piccole quantità di pesce e carne magra possono essere consumati senza problemi, se graditi. Al contrario, gli alimenti ricchi di grassi (animali e vegetali), il latte e i latticini contenenti lattosio dovrebbero essere evitati fino a quando la funzionalità dell’intestino non è tornata alla normalità.

Il ruolo di probiotici e fibre prebiotiche

La diarrea da antibiotici è dovuta principalmente all’alterazione dell’equilibrio della flora batterica intestinale (disbiosi) determinata da questi farmaci, che permette ai microrganismi patogeni, di norma presenti in bassa concentrazione nel microbiota sano di proliferare, aderire al muco che riveste le pareti dell’intestino e causarne l’infezione e l’infiammazione.

Anche quando non si instaura una vera e propria infezione intestinale, la disbiosi indotta dagli antibiotici può tradursi in un’accelerazione del transito intestinale, con comparsa di dolore addominale, meteorismo e scariche diarroiche.

Ecco perché per prevenire e trattare i disturbi intestinali correlati alla terapia antibiotica il medico può consigliare di utilizzare integratori alimentari a base di batteri probiotici, come lattobacilli e bifidobatteri, batteri “buoni” in grado di favorire l’equilibrio del microbiota intestinale.

Gli studi condotti negli ultimi due decenni hanno indicato che per la prevenzione e il trattamento della diarrea da antibiotici sono efficaci soprattutto alcuni ceppi di fermenti lattici (in particolare, il Lactobacillus rhamnosus GG) e alcuni lieviti del genere Saccharomyces (in particolare, S. cerevisiae boulardii), in grado di dimezzare il rischio di svilupparla, con benefici più evidenti nei bambini.

Per ottenere i massimi benefici, il medico generalmente consiglia di iniziare ad assumere gli integratori probiotici fin dall’avvio della terapia antibiotica o, comunque, entro i primi due giorni di trattamento per “rinforzare” la flora batterica intestinale e creare un ambiente più favorevole al suo equilibrio prima che l’antibiotico possa creare una perturbazione significativa.

La somministrazione dei probiotici deve essere quotidiana e proseguire per tutta la durata del trattamento con antibiotici. Non è, invece, ancora stato stabilito con precisione per quanto tempo si debba continuare ad assumere il probiotico dopo aver sospeso i farmaci antibatterici, ma generalmente si consiglia di proseguire per altre 1-2 settimane nell’ottica di consolidarne l’effetto.

I prodotti probiotici sono disponibili in moltissime formulazioni (capsule, compresse, bustine da bere, granulato da sciogliere in acqua ecc.) e possono essere reperiti sia in farmacie e parafarmacie sia nei corner dedicati all’healthcare, ormai presenti in quasi tutti i supermercati, senza bisogno di ricetta medica.

L’assunzione di fibre prebiotiche (come psyllium, frutto-oligosaccaridi e galatto-oligosaccaridi) da sole non sembra aiutare a contrastare la diarrea da antibiotici, mentre potrebbe rappresentare un supporto aggiuntivo se si stanno già assumendo anche prodotti a base di microrganismi probiotici, in quanto contribuiscono a sostenerne il metabolismo e la proliferazione nell’intestino.

Allo scopo di evitare la diarrea di antibiotici, è importante anche avvalersi di tutti i vaccini disponibili per la prevenzione di malattie batteriche e virali, individuando quelli appropriati con l’aiuto del medico e del pediatra, in funzione dell’età e del rischio individuale di contrarre le diverse patologie infettive. In questo modo, si ridurrà molto la necessità di dover assumere una terapia antibiotica e, quindi, anche i suoi possibili effetti dannosi sulla salute e il benessere dell’intestino.

Fonti

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