Prima o poi tutti vi hanno a che fare, alcuni più spesso rispetto ad altri. La causa è sempre da cercare nel cibo che si è mangiato? In realtà no: episodi di diarrea possono avere alla loro base anche altre motivazioni.

Sapere cosa mangiare e cosa evitare in occasione di scariche liquide o semiliquide è però importante sia per non aggravare la situazione sia per evitare che si protragga nel tempo.
A volte scegliere con attenzione cosa mangiare con la diarrea aiuta anche a ridurre il rischio che tali episodi si ripetano. Cerchiamo, quindi, di capire come individuare i cibi da preferire e quali, invece, sarebbero da evitare.

Cos’è la diarrea? Le possibili cause

Con il termine “diarrea” ci si riferisce a una situazione in cui la quantità di acqua nelle feci aumenta considerevolmente a causa di un disequilibrio nel normale funzionamento dell’intestino.
In particolare, a regolare l’assorbimento intestinale di diversi minerali e altre sostanze e, di conseguenza, anche dell’acqua sono sia l’intestino tenue sia il colon.

La diarrea può verificarsi se l’intestino assorbe meno acqua o ne secerne più del dovuto. Quest’ultimo caso si verifica per esempio in caso di diarrea secretoria, che è associata a un’eccessiva secrezione intestinale di acqua e altre sostanze (elettroliti), come accade in presenza di infezioni o processi infiammatori che causano alterazioni della permeabilità intestinale. La diarrea viene invece definita osmotica quando è dovuta alla presenza di sostanze nell’intestino in grado di richiamare acqua, come per esempio il lattosio. Il consumo di alimenti contenenti questo zucchero da parte di soggetti intolleranti, che non sono in grado di digerirlo, ne provoca infatti l’accumulo nell’intestino e, di conseguenza, il richiamo di acqua al suo interno.

Il problema può associarsi a sintomi come gonfiore e dolore addominale o meteorismo e può essere acuto o cronico. Nel primo caso, si registrano improvvisamente 3 o più scariche al giorno di feci poco formate o addirittura liquide, ma la situazione non si protrae per più di 14 giorni. Quando, invece, gli episodi proseguono per più di 2 settimane (in genere 3-4) si parla di diarrea cronica.

Spesso gli episodi di diarrea acuta sono associati a un’infezione a sua volta acuta (come avviene nella cosiddetta influenza intestinale). La diarrea cronica tende invece a essere non-infettiva. Alla sua base possono esserci:

  • il malassorbimento di nutrienti;
  • una malattia infiammatoria cronica intestinale (malattia di Crohn o colite ulcerosa);
  • la sindrome dell’intestino irritabile;
  • gli effetti collaterali di alcuni farmaci (per esempio gli antibiotici).

La diarrea può manifestarsi anche in seguito all’abuso di lassativi, per esempio in soggetti che soffrono disturbi alimentari, in particolare la bulimia, oppure in caso di forte ansia o stress.

La diarrea e il cibo

Anche il cibo può essere fonte dei microbi responsabili della diarrea, talvolta perché mangiato crudo, altre volte perché contaminato dopo la cottura.

Fra i patogeni associati al cibo che possono scatenare episodi di diarrea acuta sono inclusi:

  • la salmonella nelle uova;
  • Campylobacter e salmonella nei latticini e nel pollame;
  • Clostridium perfringens nel pollo;
  • Clostridium perfringens, Campylobacter, Aeromonas e Salmonella nelle carni;
  • Escherichia coli enteroemorragico nella carne macinata;
  • astrovirus, Aeromonas, Plesiomonas e Vibrio in pesce e frutti di mare;
  • Clostridium perfringens e Yersinia enterocolitica nella carne di maiale;
  • calicivirus, Plesiomonas e Vibrio nelle ostriche;
  • Aeromonas e Clostridium perfringens nei vegetali.

Affrontare la diarrea: cibi da preferire e da evitare

I rimedi più adatti in caso di diarrea variano in base alle sue cause e alla sua gravità. Un aspetto non cambia mai: l’importanza di idratarsi in modo adeguato per far fronte alle forti perdite di liquidi associate alle evacuazioni, che possono causare disidratazione.

Per questo quando si ha la diarrea bisogna bere molto. La bevanda di prima scelta è l’acqua: se ne consigliano da 8 a 10 bicchieri al giorno, magari con l’aggiunta di succo di limone, con l’accortezza di berne almeno una tazza (circa 240 ml) ogni volta che si ha una scarica di diarrea.
Anche un bel brodo e le tisane aiutano a reintegrare i fluidi persi. Nel caso in cui si opti per dei succhi di frutta, che consentono di assumere anche vitamine e sali minerali, è bene berli diluiti; la stessa raccomandazione è valida se si sceglie di reidratarsi con uno sport drink. Sono invece da evitare sia gli alcolici sia le bevande gassate e quelle contenenti caffeina (dal caffè a diverse bibite analcoliche).

Per quanto riguarda cosa mangiare e cosa evitare in caso di diarrea, il medico può consigliare la cosiddetta dieta BRAT, un’alimentazione a base di banane, pane tostato, porridge d’avena, riso bianco, polpa di mele e brodi.
In genere la dieta BRAT è ben tollerata e può aiutare a migliorare i sintomi, ma non deve essere vista come l’unica soluzione possibile. Può essere infatti sufficiente seguire dei principi generali:

  • evitare per qualche giorno il consumo di latte e derivati (soprattutto se è stata notata un’associazione con la comparsa o il peggioramento della diarrea, o con gonfiore e flatulenza), alimenti grassi (come salumi e insaccati), cibi ricchi di fibre o di condimenti (incluso l’olio extravergine di oliva). Attenzione: anche prosciutto cotto e bresaola, pur essendo più magri rispetto ad altri affettati, possono aumentare l’infiammazione. Per il benessere dell’intestino, quindi, è meglio evitarli per qualche giorno;
  • evitare tutta la frutta e la verdura che può causare la produzione di gas intestinali, come broccoli, peperoni, verdure a foglia verde (ma non gli spinaci), prugne e frutti di bosco. Per lo stesso motivo, evitare fagioli, piselli, ceci e mais;
  • preferire prodotti da forno a base di farine raffinate (per esempio il pane bianco);
  • mangiare pasta, riso e cereali non integrali;
  • rimuovere buccia e semi dalle verdure. Preferire carote, zucchine, funghi, fagiolini, barbabietole, punte di asparagi e zucca acorn (quella piccola con la buccia verde-gialla), tutti da consumare cotti;
  • preparare le patate cuocendole nel forno intere ancora nella loro pelle;
  • riprendere gradualmente a consumare cibo semisolido e a basso contenuto di fibre, come cracker, fette biscottate non integrali, pane bianco tostato, uova, riso e pollo;
  • prevedere più pasti di dimensioni ridotte durante la giornata al posto dei canonici 3 pasti principali;
  • consumare cibi ricchi di potassio, come banane e patate (senza la buccia).

Inoltre, il medico può consigliare di eliminare per alcuni giorni alcuni cibi o specifici nutrienti, come per esempio:

  • gli zuccheri, soprattutto il fruttosio, naturalmente presente nella frutta, ma anche aggiunto a molti cibi e bevande dolci;
  • alcuni dolcificanti, come il sorbitolo, il mannitolo e lo xilitolo;
  • latte e latticini, come yogurt e formaggi;
  • i FODMAP (Fermentable Oligosaccharidea, Disaccharides, Monosaccharides, and Polyols), presenti in cibi come grano, segale, cipolle, aglio, legumi, miele, frutta secca, asparagi e carciofi;
  • gli alimenti fritti o grassi;
  • i cibi piccanti.

In generale, è però bene non sottoporsi per lunghi periodi a diete inutilmente restrittive e seguire le indicazioni del medico, perché la mucosa intestinale guarisce più velocemente se si ricomincia in breve tempo a mangiare normalmente. Per questo una volta risolto il problema è bene evitare alcuni cibi solo se sono la causa scatenante della diarrea (per esempio gli alimenti contenenti lattosio in caso di intolleranza a questo zucchero o quelli contenenti glutine nei soggetti affetti da celiachia).

La diarrea può essere sostenuta da infezioni o essere conseguenza di disfunzioni anche gravi dell’organismo, oltre ad alterarne potenzialmente l’equilibrio elettrolitico, pertanto è fortemente raccomandato il consulto medico qualora il disturbo non si risolva in pochi giorni o sia ricorrente nel tempo. Il medico dopo attenta valutazione saprà prescrivere le corrette analisi per giungere alla diagnosi e conseguentemente impostare la corretta terapia. L’assunzione di integratori di fermenti lattici probiotici può favorire la salute intestinale in quanto questi microbi benefici aiutano a ripristinare l’equilibrio della flora batterica.

Infine, oltre a prestare attenzione a ciò che si mangia, è bene prendersi cura anche dell’igiene delle preparazioni, in particolare:

  • lavare sempre accuratamente le mani prima e dopo aver manipolato il cibo;
  • pulire bene anche l’ambiente in cui si cucina e gli utensili, prestando attenzione a non usare per cibi che verranno consumati crudi coltelli, taglieri o altri strumenti utilizzati per processare alimenti potenzialmente contaminati (come il pollo e le uova crudi);
  • pulire bene dai residui di terra il cibo che sarà consumato crudo;
  • cuocere accuratamente i cibi potenzialmente contaminati da microbi.

Quando rivolgersi al medico

In caso di diarrea che non si risolve in pochi giorni o che sia ricorrente nel tempo è raccomandato rivolgersi al proprio medico per individuarne la causa e ricevere consigli sulla dieta e su eventuali rimedi. Il medico può prescrivere per esempio farmaci antidiarroici, indicati solo in casi selezionati, oppure soluzioni reidratanti, prescritte per evitare la disidratazione soprattutto nei bambini. Inoltre, per ristabilire la salute intestinale, il medico può consigliare anche l’assunzione di integratori a base di fermenti lattici probiotici (batteri “buoni” come i lattobacilli), e/o prebiotici (per esempio i frutto-oligosaccaridi), che sono in grado di favorire l’equilibrio della flora batterica intestinale.

In particolare, è fortemente raccomandato consultare il proprio medico in caso la diarrea si associ a:

  • feci dal colore o dall’odore insoliti;
  • presenza di muco o sangue delle feci;
  • temperatura corporea alta che non si abbassa;
  • nausea o vomito;
  • dolori allo stomaco.