La cattiva digestione (in termini medici dispepsia) è un disturbo comune e solitamente non grave. Ma se si verifica spesso, può diventare un vero problema, perché può interferire con l’alimentazione, il sonno e la qualità della vita. Ma soprattutto può essere il sintomo di una patologia dell’apparato digerente.

Che cos’è la dispepsia

La dispepsia è una sensazione di fastidio o di dolore alla parte superiore centrale dell’addome, nel settore cosiddetto epigastrico, che si manifesta soprattutto durante o dopo i pasti. Chiamata comunemente cattiva digestione o indigestione, è un disturbo molto comune che nella maggior parte dei casi si presenta occasionalmente e si risolve rapidamente.

Sono molti i fattori che possono rallentare o rendere difficoltosi i processi digestivi. In condizioni normali lo stomaco impiega tra le 3 e le 5 ore per digerire il cibo di un pasto, prima di svuotarsi completamente nel duodeno, dove proseguono la scomposizione e l’assorbimento delle sostanze nutritive. Durante queste fasi, i succhi digestivi prodotti da pancreas, cistifellea e fegato aiutano i succhi gastrici ad attaccare gli alimenti per trasformarli in energia e sostanze indispensabili per i processi metabolici cellulari di tutto l’organismo.

Una cattiva alimentazione, abitudini errate, stili di vita poco virtuosi possono mettere l’apparato digerente in condizioni di sovraccarico: lo stomaco si dilata, rallenta il passaggio del cibo dallo stomaco all’intestino, aumenta la secrezione di succhi digestivi che possono fuoriuscire dallo stomaco e irritare i tessuti del rivestimento interno del primo tratto del tubo digerente (in particolare l’esofago) e aumenta la produzione di gas intestinali. In questi casi la digestione può diventare lenta e difficile, e può essere accompagnata dal malessere tipico della dispepsia.

In questi casi la dispepsia si presenta solo occasionalmente. In alcune persone, la dispepsia può essere però anche ricorrente, apparentemente per cause indipendenti dal comportamento alimentare. I fattori coinvolti possono essere molteplici: in alcuni casi le difficoltà digestive dipendono da alcune patologie e condizioni mediche, altre volte sono generate da fattori psicologici, come lo stress e l’ansia. In altri casi ancora non ci sono cause rilevabili con gli accertamenti medici.

In termini medici si distinguono la dispepsia organica, che è conseguenza di disfunzioni o patologie dell’apparato digerente o di particolari condizioni mediche, e la dispepsia funzionale, che si verifica quando la sintomatologia non è legata a una malattia specifica, ma per esempio a una serie di altri fattori legati alle abitudini alimentari, allo stile di vita, all’assunzione di alcuni farmaci.

In altre parole, si parla di dispepsia funzionale quando sono presenti sintomi caratteristici che hanno origine probabilmente nello stomaco e nella prima parte dell’intestino tenue senza che vi siano anomalie patologiche o disfunzioni che possano spiegarli. Una possibile ipotesi mette in correlazione la dispepsia funzionale con l’ipersensibilizzazione dei nervi del tratto gastrointestinale, che abbasserebbe la soglia di sopportazione del disagio e aumenterebbe la percezione del fastidio e del dolore.

Per arrivare a una diagnosi di dispepsia, per individuarne le cause e l’eventuale trattamento è necessario rivolgersi al proprio medico.
Il consulto medico diventa urgente quando l’esordio della dispepsia ricorrente si manifesta dopo i 55 anni o se è accompagnato da alcuni sintomi come difficoltà di deglutizione (disfagia), vomito persistente, perdita di peso involontaria, anemia e presenza di sangue nel vomito o nelle feci. Lo stesso vale se al malessere digestivo si accompagnano respiro corto, sudorazione abbondante, dolore al petto che si irradia alla mascella, al collo o al braccio, in quanto questi sintomi potrebbero essere causati da un infarto del miocardio.

Quali sono i sintomi della dispepsia

La dispepsia si manifesta in modi diversi che possono variare da persona a persona. I sintomi più comuni, che possono presentarsi entro pochi minuti o fino a qualche ora dopo aver mangiato, sono:

  • sensazione di pienezza e di gonfiore;
  • sensazione di sazietà precoce;
  • bruciore di stomaco;
  • dolore addominale, localizzato nella parte alta dell’addome;
  • nausea e vomito;
  • eruttazioni;
  • rigurgito acido (in caso di reflusso gastroesofageo);
  • brontolii allo stomaco (borborigmi);
  • meteorismo.

Quali sono le cause della dispepsia

La dispepsia può avere cause molto diverse. Nella maggior parte dei casi la dispepsia occasionale è legata allo stile di vita e può essere scatenata da cibi, bevande, farmaci o stress. I responsabili più comuni della cattiva digestione sono:

  • pasti troppo abbondanti o consumati troppo rapidamente;
  • eccesso nella dieta di cibi speziati, alimenti piccanti, grassi e unti;
  • eccesso di caffeina, alcol, cioccolato o bevande gassate;
  • fumo;
  • nervosismo e ansia;
  • assunzione di farmaci (come gli antinfiammatori non steroidei, i contraccettivi orali, gli steroidi, gli antibiotici) o di integratori (per esempio il ferro) che possono perturbare i processi digestivi.

La dispepsia ricorrente può essere invece il sintomo di una patologia dell’apparato digerente o di alcune condizioni mediche, tra cui:

  • l’ernia iatale, che si forma quando una porzione dello stomaco penetra nel torace attraverso un’apertura del diaframma;
  • la malattia da reflusso gastro-esofageo (detto comunemente anche reflusso gastrico), che provoca il ripetuto passaggio dei succhi gastrici dallo stomaco all’esofago, causando alla lunga irritazione e infiammazione della mucosa;
  • l’ulcera peptica, una lesione del rivestimento interno dello stomaco (ulcera gastrica) o dell’intestino tenue (ulcera duodenale);
  • l’infezione della mucosa gastrica da parte del batterio Helicobacter pylori;
  • l’infiammazione dello stomaco (gastrite) e dell’esofago (esofagite);
  • l’infiammazione del pancreas (pancreatite);
  • i calcoli biliari;
  • la gastro-paresi, una condizione – frequente nelle persone con diabete  – in cui lo stomaco non si svuota correttamente;
  • la sindrome dell’intestino irritabile (in questo caso, tra i sintomi manifestati dal paziente si rilevano anche stipsi e diarrea alternate);
  • la celiachia;
  • le intolleranze alimentari, in particolare al lattosio;
  • i disturbi alimentari, come l’anoressia o la bulimia;
  • l’obesità e il sovrappeso;
  • la gravidanza;
  • la stitichezza;
  • il blocco intestinale.

Quali sono i rimedi della dispepsia

Il trattamento della dispepsia dipende dalle cause del disturbo. Quando è il sintomo di una patologia del tratto gastrointestinale, per risolverla è necessario seguire la terapia che il medico ha prescritto per la malattia che causa la cattiva digestione.

Quando invece è causata da uno stile di vita scorretto, solitamente la dispepsia può essere contrastata cambiando le proprie abitudini. Per esempio, il medico indicherà al paziente  una dieta bilanciata, ricca di frutta e verdura, e limitare fortemente i cibi molto grassi e unti, salse e intingoli, che aumentano le secrezioni acide, e tutti quegli alimenti che possono favorire l’irritazione delle mucose del tratto gastrointestinale, come le spezie, i cibi piccanti, l’alcol, la caffeina (contenuta in caffè, tè, in alcune bevande gassate e negli energy drink).
La digestione, com’è noto, inizia nel momento in cui un alimento entra in bocca, grazie alla masticazione e agli enzimi contenuti nella saliva, che permettono una prima e sommaria scomposizione del cibo. Per prevenire la dispepsia è importante quindi mangiare lentamente, masticare accuratamente prima di deglutire, ed evitare di parlare col boccone in bocca, per non ingerire troppa aria (aerofagia).

Anche la quantità di cibo influenza i processi digestivi, aumentando la produzione di succhi e rallentando lo svuotamento dello stomaco e il transito intestinale. È preferibile, quindi, fare cinque pasti leggeri al giorno (colazione, pranzo, cena e due spuntini), invece di tre abbondanti.

Altre difficoltà digestive possono dipendere da fattori di tipo posturale: coricarsi per un sonnellino postprandiale o sprofondare in poltrona può favorire il rigurgito di cibo o il reflusso acido, cioè la fuoriuscita dallo stomaco di cibo in fase di digestione o di succhi gastrici. Meglio attendere un’oretta prima di fare una pennichella e almeno tre ore prima di coricarsi per la notte.

Anche mantenere un peso nella norma aiuta a prevenire la dispepsia: i chili in eccesso, e in particolare il grasso addominale, esercitano pressione sullo stomaco e favoriscono la risalita dell’acido gastrico nell’esofago.

L’attività fisica, che porta grandi benefici anche alla salute dell’apparato digerente, favorendo in particolare il controllo del peso corporeo e la motilità intestinale, non è però indicata subito dopo i pasti. Meglio quindi attendere almeno un paio d’ore prima di sforzi fisici intensi.

In aggiunta a queste semplici strategie, per alleviare i disturbi della dispepsia occasionale il medico può consigliare alcuni rimedi, a base per esempio di antiacidi come idrossido di alluminio o di magnesio, carbonato o bicarbonato di sodio, che sono in grado di neutralizzare l’acido dello stomaco ed attenuare così il bruciore e il dolore epigastrico. Alcuni di questi medicinali associano agli antiacidi sostanze che ostacolano la risalita dei succhi gastrici verso l’esofago, come gli alginati, o che facilitano l’eliminazione dei gas in eccesso, come il simeticone o il carbone attivo.
Inoltre, il medico può consigliare anche l’assunzione di preparati a base di probiotici e/o prebiotici, che favoriscono l’equilibrio della flora batterica intestinale.

Se la dispepsia è ricorrente e i cambiamenti dell’alimentazione e dello stile di vita non hanno portato a miglioramenti il medico di medicina generale può prescrivere un farmaco in grado di ridurre la produzione di succhi gastrici, come gli inibitori della pompa protonica o i bloccanti dei recettori H-2, oppure medicinali che aiutano lo svuotamento dello stomaco, i procinetici.

Infine, per il trattamento della dispepsia funzionale talvolta il medico può prescrivere anche farmaci ansiolitici e antidepressivi a bassi dosaggi.

Fonti