La maggior parte delle donne sperimenta qualche fastidio prima e durante le mestruazioni. I disturbi possono essere più o meno intensi e, quando compaiono nella settimana antecedente la mestruazione, in genere si parla di sindrome premestruale. Ma anche nei giorni del flusso mestruale è possibile avvertire fastidi. Molto comune è la dismenorrea (ovvero un dolore localizzato al basso ventre, di tipo crampiforme), ma sono frequenti anche fastidi che non riguardano l’apparato riproduttore, per esempio mal di testa, mal di schiena lombare o disturbi gastrointestinali, come dolore addominale, meteorismo e diarrea.

Ciclo mestruale

Il ciclo mestruale inizia il primo giorno del flusso mestruale e termina il primo giorno del successivo. Il termine flusso mestruale, o mestruazione, indica i giorni in cui si verificano le perdite di sangue. La prima mestruazione, o menarca, segna l’inizio del periodo fertile della donna e si verifica in media intorno ai 12 anni. L’ultima mestruazione coincide invece con la conclusione della vita fertile della donna e con l’inizio della menopausa, che si presenta solitamente intorno ai 50 anni. Con la menopausa le ovaie cessano di produrre gli ormoni sessuali e il ciclo mestruale si arresta in maniera definitiva.

Tra il menarca e la menopausa, la donna può andare incontro a periodi fisiologici di amenorrea (mancanza di mestruazioni), come nel caso della gravidanza, che può essere confermata attraverso un test di gravidanza.

Il ciclo mestruale dura in media 28 giorni ed è caratterizzato da fluttuazioni cicliche dei livelli degli ormoni prodotti dalle ovaie. Durante la prima metà del ciclo avviene la maturazione della cellula uovo e l’ingrossamento del suo follicolo. Questi fenomeni sono indotti dall’ormone follicolo-stimolante prodotto dall’ipofisi. A sua volta il follicolo produce quantità sempre maggiori di ormoni estrogeni, che sono responsabili dei caratteri sessuali secondari femminili, quali lo sviluppo del seno e l’allargamento dei fianchi.

Verso la metà del ciclo, all’incirca al 14° giorno, un altro ormone prodotto dall’ipofisi, l’ormone luteinizzante, scatena l’ovulazione: il follicolo si apre lasciando “cadere” l’uovo nelle tube di Falloppio e si trasforma nel corpo luteo. Questo processo determina una riduzione nella produzione di estrogeni e stimola la secrezione di un ormone che domina la seconda metà del ciclo: il progesterone.

Questo ormone prepara la mucosa uterina ad accogliere l’uovo fecondato. Se però la fecondazione non avviene, per esempio perché non si sono verificati rapporti sessuali o perché si è ricorso a strategie di contraccezione, il corpo luteo cessa di produrre ormoni e degenera. La mucosa uterina, non più mantenuta dall’attività ormonale, si sfalda rapidamente verso il 28° giorno, provocando il flusso mestruale. In questo modo, viene espulso anche l’uovo non fecondato.

Sindrome premestruale e disturbi gastrointestinali

I sintomi avvertiti da molte donne durante il ciclo sono influenzati dalle fluttuazioni ormonali. Nel caso della sindrome premestruale, i disturbi si verificano solo nella fase precedente alla comparsa della mestruazione e si risolvono quando questa si manifesta. I sintomi fisici più comuni sono la tensione mammaria, il mal di testa, il dolore pelvico, il gonfiore nonché la sensazione di stanchezza e spossatezza.

Le manifestazioni emotive comprendono l’irritabilità e le difficoltà di concentrazione. I disturbi possono essere più o meno intensi e avere un impatto negativo, talvolta notevole, sulla qualità di vita.

L’effetto del ciclo è ancora più rilevante nelle donne che soffrono di endometriosi, condizione legata alla presenza di frammenti di endometrio, il tessuto che riveste la parete interna dell’utero, al di fuori di questo organo, che spesso si associa a problemi di fertilità.

In molte donne, i cambiamenti ormonali che si verificano durante il ciclo mestruale sono implicati anche nella comparsa di problemi intestinali, come diarrea o al contrario stitichezza, che si possono presentare in momenti diversi del ciclo.

In passato si è ipotizzato che questi disturbi fossero più comuni nelle donne con malattie infiammatorie intestinali croniche o con la diffusa sindrome del colon irritabile. In realtà si è osservato che anche le donne sane possono manifestare episodi di diarrea e altri disturbi intestinali, associati alle mestruazioni.

Le cause della diarrea durante il ciclo

Le principali sostanze ritenute responsabili di provocare la diarrea durante i giorni del flusso mestruale sono le prostaglandine, mediatori dell’infiammazione prodotte dall’endometrio.

Durante i giorni che precedono l’inizio del ciclo mestruale, gli estrogeni e il progesterone vengono secreti dalle ovaie per prepararsi a una possibile gravidanza e, in caso di concepimento, la loro produzione continua per tutti i nove mesi di “dolce attesa”. Questi ormoni rallentano la motilità dell’intestino, provocando spesso stitichezza, disturbo che in effetti si verifica di frequente in gravidanza.

In seguito al mancato concepimento, e quindi alla comparsa del flusso mestruale, si assiste invece a un improvviso calo di questi ormoni e a un aumento simultaneo dei livelli di prostaglandine. Queste sostanze regolano le contrazioni dell’utero e il loro picco induce contrazioni del basso ventre durante le mestruazioni, fenomeno implicato nei dolori mestruali.

A causa della stretta vicinanza tra utero e tratto intestinale, si ipotizza che le prostaglandine possano stimolare anche le fibre muscolari intestinali, con conseguente diarrea o feci molli durante i primi giorni del flusso mestruale, a cui si possono associare crampi addominali. Gli effetti sulla contrazione dei muscoli intestinali indotti dalle prostaglandine possono determinare anche un ridotto assorbimento dei nutrienti e aumentare la perdita di sali minerali.

Livelli elevati di prostaglandine sono coinvolti anche in altri disturbi associati al ciclo mestruale tra cui gonfiore addominale, mal di testa e nausea.

I consigli e i rimedi

In caso di dolori associati all’ovulazione o durante il flusso mestruale, il medico può consigliare il ricorso a farmaci antinfiammatori non steroidei. Inoltre, il ginecologo può fornire una serie di indicazioni per contrastare la sindrome premestruale, tra cui:

  • la riduzione del consumo di caffeina e zuccheri semplici
  • esercizio fisico frequente
  • assunzione di integratori (per esempio a base di vitamina B6, calcio, magnesio, ferro se è presente anemia).

Per quanto riguarda in particolare la diarrea associata al ciclo, solitamente si tratta di un disturbo che si risolve da solo in pochi giorni senza la necessità di rivolgersi al medico e tantomeno a uno specialista in ginecologia. Alcuni accorgimenti inerenti dieta e alimentazione possono però aiutare a mitigare i disturbi gastrointestinali e in particolare la diarrea. I principali consigli sono i seguenti:

  • assumere liquidi per ridurre il rischio di disidratazione. Vanno bene acqua, brodi e tisane. In alcuni casi, se la diarrea è particolarmente importante, si può ricorrere a prodotti reidratanti; in genere si tratta di polveri da sciogliere in acqua, che contengono sali minerali (sodio, potassio, cloro) e glucosio, in proporzioni specifiche
  • seguire una dieta equilibrata che preveda pasti leggeri, a base di cibi come patate bollite, pasta e riso. Tra i vegetali conviene privilegiare carote e mele, ricche in pectine, fibre solubili che grazie alle proprietà assorbenti riescono ad aumentare la consistenza delle feci. Per alcuni giorni meglio evitare cibi grassi o troppo speziati e bevande contenenti caffeina e alcol. Il latte va evitato solo se si nota che peggiora la diarrea. Il fumo è un altro fattore che può incidere negativamente e aumentare la motilità intestinale, mentre una moderata attività fisica è sempre consigliata
  • assumere integratori alimentari a base di probiotici, batteri “buoni”, per esempio bifidobatteri e lattobacilli, in grado di resistere al passaggio nello stomaco e di arrivare vivi e vitali nell’intestino dove possono ripristinare l’equilibrio della flora batterica intestinale.

In caso lo specialista sospetti la presenza di problematiche ginecologiche, per esempio se si manifesta un sanguinamento uterino anomalo o, al contrario, l’assenza prolungata del flusso mestruale, dopo aver visitato la paziente e raccolto la sua storia clinica, può proporre alcune ulteriori indagini diagnostiche.